
Seminario di studi a cura di Pietro Petteruti Pellegrino e Roberto Vetrugno
8 maggio 2025 h. 15:30-19:00
Introduzione di Pietro Petteruti Pellegrino
Elisa Curti,
Angelo Poliziano e la poesia cortigiana. Sulla (s)fortuna di un modello
Simone Albonico
Competenze metriche dei poeti lirici tra Quattro e Cinquecento
Intervallo
Roberto Vetrugno
La lingua della prima redazione del Cortegiano
Claudio Giovanardi
La lingua delle commedie di Francesco Belo, autore romano del Cinqueento
Discussione coordinata da Emilio Russo
L’incontro si propone di ridiscutere le categorie di lingua e letteratura cortigiana dopo gli studi degli ultimi decenni. Sul fronte letterario l’intento è di far emergere con maggiore chiarezza la necessità di riconoscere l’importanza della letteratura cortigiana oltre il Quattrocento, e anzi la sua centralità nei primi tre decenni del Cinquecento: infatti, tutta la produzione letteraria dalla metà del Quattrocento fino alla pubblicazione delle Prose bembiane può essere definita “cortigiana”, perché nasce e si diffonde nel mondo delle corti. Sul fronte linguistico si intende evidenziare la rilevanza della lingua cortigiana nelle peripezie dell’italiano, riconosciuta negli ultimi anni grazie allo studio e all’edizione sia di testi “cortigiani” in prosa e in versi, sia di carteggi che mettevano in comunicazione corti e cortigiani (e donne di palazzo).
Elisa Curti, Angelo Poliziano e la poesia cortigiana. Sulla (s)fortuna di un modello
L’intervento si propone di riflettere sull’applicabilità della categoria di “rimeria cortigiana” all’esperienza poetica per molti aspetti eccezionale di Angelo Poliziano. Sviluppatasi in un ambiente, quale quello mediceo, che del suo non essere corte fa un tema identitario, in senso politico e culturale, la poesia volgare di Poliziano sarà poi ripresa, in forme più o meno esplicite, da una parte della tradizione di marca cortigiana di poco successiva, in particolare nella fortunata, seppur effimera, stagione dell’ottava lirico-descrittiva (le varie stanze/selve a tema per lo più amoroso). Concentrandosi su questo specifico caso di fortuna (o forse sfortuna) si intende misurare la tenuta di un’etichetta tanto efficace quanto problematica.
Simone Albonico, Competenze metriche dei poeti lirici tra Quattro e Cinquecento
A partire da alcune osservazioni retrospettive di Trissino nella Quinta divisione della Poetica, nel mio intervento proporrò una prima riflessione sui metri utilizzati da Sannazaro e Bembo, e sulla consapevolezza e intenzionalità delle scelte metriche tra Quattro e Cinquecento.
Roberto Vetrugno, La lingua della prima redazione del Cortegiano
Maurizio Vitale nel saggio Lingua padana e koinè cortigiana nella prima edizione dell’Orlando furioso ha descritto gli aspetti linguistici della prima edizione del poema ariostesco e della produzione, perlopiù in versi, di autori attivi tra la fine del Quattrocento e primi anni del Cinquecento, riconoscendo in esse una lingua comune, di matrice padana, diffusa nelle corti. Per la prosa letteraria, l’esempio più significativo è la prima redazione del Cortegiano di Baldassarre Castiglione (testimoniata dal testo base del ms. Vat. Lat. 8205), allestita tra il 1513 e il 1516, in un contesto editoriale e linguistico privo di riferimenti normativi. Nel manoscritto si possono notare tracce di un tentativo, appena abbozzato, di uniformare il testo, forse in vista di un possibile esito editoriale, che si realizzò solo molti anni dopo. Si tratta della prima revisione linguistica del Cortegiano e da essa si evince la difficoltà di rendere univoca una lingua plurale, latineggiante e non municipale, commune e ampiamente utilizzata e documentata nei carteggi; ma non esclusivamente letteraria e quindi non adatta alle esigenze normative dei tipografi. A partire dagli anni Venti fu infatti “estromessa” dai libri, permanendo, ancora per lungo tempo, nelle scritture private.
Claudio Giovanardi, La lingua delle commedie di Francesco Belo, autore romano del Cinquecento
Francesco Belo è un commediografo romano del primo Cinquecento, autore di due commedie intitolate Il pedante e El beco. Attraverso l’analisi di queste due opere si cercherà di stabilire i connotati linguistici della lingua cortigiana romana, come varietà eminentemente parlata alla corte di Roma nel Cinquecento, ma utilizzata anche in contesti scritti, non solo documentari, ma anche letterari: è il caso del teatro rinascimentale di ambientazione romana, e successivamente anche della commedia ridicolosa romana.
Fondazione Camillo Caetani – Roma, via delle Botteghe Oscure 32
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